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IL BOLLETTINO - Sentinelle di Speranza

Caro padre Giovanni,
sono una giovane missionaria e vorrei sottoporle alcune domande: il cristiano può andare in vacanza dalla cristianità? Ed è vero che Gesù non ci chiede di amare l’altro, se questo sentimento non sgorga in noi spontaneamente?
Mi spiego: gratis atrepistis, gratis date. E se vado contro me stessa, decidendo di amare anche quando non è gratis, cioè sforzandomi di amare quando non lo faccio spontaneamente, vado contro Gesù? Se uno avesse bisogno di accoglienza e non fosse così fortunato da avere i requisiti per appartenere ad una compagnia di amici o ad un gruppo religioso, è condannato alla solitudine o esiste un’altra categoria di persone nella quale possa essere accolto? Ma Gesù non aveva detto: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati? E il compendio della Legge della Rivelazione non è forse l’amore? E Madre Teresa di Calcutta che raccoglieva gli ultimi e i malati, quelli che nessuno voleva, era un extraterrestre? Il Battesimo è il vestitino della santità e noi lo abbiamo macchiato, ma abbiamo il diritto di continuare a sporcarlo, nascondendoCi dietro la triste considerazione che non siamo santi? Ma non è alla santità che siamo chiamati tutti?
Ciononostante non Le scrivo per polemizzare o per giudicare, e può darsi che io abbia già sbagliato in tal senso, ma per sapere come sia giusto comportarsi di fronte ad una persona nuova che cerchi accoglienza presso un qualsivoglia insieme di persone battezzate, e quali motivi possano indurre a non accogliere una persona, però giustamente.
Con la speranza di poter assistere presto ad un Suo insegnamento, sotto forma di omelia o altro, La saluto amandoLa come una figlia. Lo Spirito Santo di Dio possa sceglierLa come Sua stabile dimora e continuare a servirsi di Lei grandemente!
Agata Di Lernia

Cara Agata,
mi hai posto a discernimento una situazione incresciosa di non accoglienza di un diverso. Mi pongo, come tu hai ben fatto, dalla parte di Gesù sforzandomi di guardare con i suoi occhi e di accogliere l’altro col suo cuore. Per stare in Gesù e con Gesù noi disponiamo della Sua parola e della Sua presenza reale nascosta nella nostra umanità.
Gesù ci dice: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 13,34). Come ha amato Gesù l’altro, escluso o diverso? (ad esempio il peccatore, il lebbroso, il forestiero). Cercandolo, lasciandosi convincere a toccare: vedi per esempio Zaccheo (cfr. Lc 19,5-7), Cananea (cfr. Mt 15,21-28), Emorroissa (cfr. Mc 5,25-27). Per il cristiano nessuno può essere escluso dalla propria vita, neppure il nemico: “Io invece vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli, il quale fa sorgere il suo sole sui cattivi come sui buoni e fa piovere sui giusti come sugli ingiusti” (Mt 5,44-45).
L’altro, nel senso di “diverso”, può suscitare in un gruppo delle difficoltà che tendono a rompere la comunione e la fraternità. In tal caso bisogna ricorrere alla correzione fraterna così come Gesù dice: “Se il tuo fratello pecca, va’ riprendilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai riacquistato il tuo fratello. Se invece non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, affinché sulla bocca di due o tre testimoni si stabilisca ogni cosa. Se non ascolterà neppure loro, deferiscilo alla chiesa, e se neppure alla chiesa darà ascolto, sia egli per te come il pagano e il pubblicano” (Mt 18,15-17).
Da parte di Gesù, e così deve essere del cristiano, non c’è mai rigetto, ma amore ad oltranza, cioè nonostante tutto, sino all’ultimo respiro: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23-34).
L’amore misericordioso è la testimonianza che rende autentico e credibile il Vangelo che si annunzia.
Mi auguro di aver soddisfatto la tua ricerca di luce. Ciao! Ti benedico. Tuo affettuosissimo
+ Giovan Battista Pichierri

Eccellenza,
mi accingo a scriverLe “con il cuore” in considerazione della disponibilità da Lei manifestata nei confronti di noi giovani e delle problematiche che ci riguardano.
Il progetto “Sentinelle di Speranza” apre un significativo varco sulla strada dell’incontro tra i giovani e la fede e tende, a noi stessi giovani, una meravigliosa mano.
Avvertiamo incessantemente il bisogno di attraccare ad un porto sicuro, soprattutto quando, con la barca della nostra storia, ci troviamo nel mare sconfinato della vita.
Purtroppo, questo mare è quasi sempre in tempesta e così la nostra debole barca deve necessariamente scegliere di “legarsi” a qualcosa che le dia stabilità, che non la lasci andare alla deriva.
È un continuo vagare, quello di noi giovani, alla ricerca di un affetto, di uno status, di un’ambizione, di un progetto, di qualcosa che gratifichi e che colmi quel senso di vuoto che si manifesta violentemente quando non siamo saldamente ancorati alla fede.
È proprio nella fede, nell’Amore di Gesù, tra le braccia di Maria che scopriamo la nostra vera forza, che ci sentiamo invincibili proprio come quando, da bambini, ci stringevano le braccia forti dei nostri genitori.
Solo attraverso la fede scopriamo che, dopotutto, la soluzione non sta nel rimpiangere il tempo trascorso dell’infanzia, quando a risolverci i problemi c’era sempre qualcun altro, perché anche oggi può essere tutto incredibilmente più semplice.
A qualunque età possiamo affidare i nostri problemi a Cristo Signore e sentirci più forti e coraggiosi come allora.
Scompaiono, dunque, le piccole angosce del vivere quotidiano e le paure, legate alla consapevolezza della nostra impotenza di fronte agli eventi della vita, diventano speranze per il futuro e desiderio di comunicare.
La comunicazione è il problema che vorrei sottoporre, Eccellenza, alla sua attenzione.
La prima esigenza che avverte un cuore toccato dall’Amore di Gesù è quella di comunicare a chiunque lo ascolti la gioia e la speranza, e di testimoniare che la fede non è fatta solo di doveri, sacrifici, rinunzie, ma anche di gioia e vitalità.
Il problema è che a volte ci troviamo di fronte persone alle quali non riusciamo a comunicare tutto questo, giovani convinti che la fede sia l’ultima delle possibili soluzioni ai loro problemi, anzi la meno conveniente e la più faticosa!
Allora nasce in noi il forte desiderio di fare breccia in quel muro di indifferenza e, nel peggiore dei casi, di ostilità.
Non sempre, tuttavia, ci riusciamo ed è per questo che ricorro, Eccellenza, al Suo intervento chiarificatore ringraziandoLa sin d’ora per aver prestato attenzione alla mia presente.
Anna Caputo

Cara Anna,
il tuo scritto mi ha richiamato la preghiera di S. Agostino: “Il mio cuore è inquieto, finché non riposa in te”.
Esso riflette l’animo di tantissimi giovani, come te, che non si sono venduti a nessuno, ma che cercano la vera speranza della vita. Questa è la certezza che chi ci ha voluto ci ama per davvero. Dio ha posto in noi delle regole di vita e le rispetta sino in fondo, accettando di lottare con noi, finché non si evidenzia in pieno la verità che è nel nostro essere e in Lui, che è l’Assoluto e l’Eterno.
Si colloca qui il problema della comunicazione. Innanzitutto essa parte da Dio ed esige, pertanto, il nostro ascolto e la risposta così come avvenne nella vita della Vergine di Nazareth (cfr. Annunciazione Lc 1,26 ss.). Ripieni di Dio, si avverte la necessità di portarlo agli altri (cfr. Visitazione di Maria in Lc 1,39 ss.).
Dinanzi all’indifferenza o all’opposizione e ostilità bisogna tener presente quello che dice Gesù a proposito della missione che affida ai 12 discepoli: “Andate! Ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Non portate né borsa, né sacco, né sandali. Lungo il cammino non salutate nessuno. Quando entrerete in una casa, dite per prima cosa: “Pace a questa casa”. Se vi è qualcuno che ama la pace, si avrà la pace che gli avrete augurato, altrimenti il vostro augurio resterà inefficace… Quando andrete in una città, se qualcuno vi accoglierà, mangiate quello che vi offre. Guarite i malati che trovate e dite loro: “Il Regno di Dio è vicino”. Se invece entrerete in una città e nessuno vi accoglierà, uscite sulle piazze e dite: “Noi scuotiamo contro di voi anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi. Sappiate però che il Regno di Dio è vicino”. Io vi assicuro che nel giorno del giudizio gli abitanti di Sodoma saranno trattati meno duramente degli abitanti di quella città… Chi ascolta voi, ascolta me. Chi disprezza voi, disprezza me. E chi disprezza me, disprezza Colui che mi ha mandato” (Lc 10,3-16).
Quando i 12 discepoli tornarono pieni di gioia …, Gesù disse loro: “Io vi ho dato il potere di calpestare serpenti e scorpioni e di annientare ogni potenza del nemico. Nulla vi potrà fare male. Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi, ma piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc 10,19-20).
Ma non sempre i 12 ebbero la gioia di constatare come i demoni obbedivano quando essi invocavano il nome di Gesù (cfr. Lc 10,17). Quando Gesù, ad esempio, guarì un ragazzo indemoniato (cfr. Mc 9,14-27), i suoi discepoli gli domandarono in disparte: “Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?”. Rispose loro: “Questo genere di demoni, non può essere scacciato con nessun altro mezzo, se non con la preghiera” (Mc 9,28-29).
Accogliendo questa parola di Gesù, rispondo ora alla tua richiesta: il discepolo di Gesù annuncia Gesù stesso con la testimonianza della vita, basata sulla forza dello Spirito Santo, sostanziata dalla Parola e dai Sacramenti (Comunione e Riconciliazione), e dalla preghiera e la virtù della penitenza. È estremamente importante e necessario essere in Cristo e con Cristo come tralcio vivo e vitale della vite per portare frutto abbondante e duraturo (cfr. Gv 15,5).
La missione dei Giovani per i giovani trova la sua efficacia soltanto in Gesù che manda con i suoi poteri ed esige dagli inviati di essere in Lui e con Lui.
Grazie per il tuo intervento. Ti saluto affettuosamente e ti benedico.
+ Giovan Battista Pichierri
Carissimo mons. Pichierri,
ho vent’anni e ho incontrato Gesù in un momento delicato della mia vita, così ho potuto scoprire quanta forza dia la Fede e il suo grande Amore per ognuno di noi, felice di poterci dare, come un Buon Padre, tutto ciò che la nostra anima e il nostro cuore richiedono. Ma interrogandomi sul motivo di questo Amore non sperimentato dai ragazzi, specie nel periodo post-cresimale fino al matrimonio, ho potuto constatare che la figura viva di Gesù non è trasmessa nella maniera giusta proprio da alcuni catechisti. La figura che a volte viene presentata è di un Dio giudice, che ci fa sentire sempre indegni davanti a Lui, e quindi incapaci di seguire la Sua Parola e che impedirebbe una normale vita fatta anche di sano divertimento. Niente di più sbagliato, lo so, ma non si potrebbe cambiare atteggiamento e spiegare ai giovani che una vita nella Fede non esclude l’altra passata tra amici che non credono e non praticano?
Quando Dio è “dentro” di noi, credo che la nostra coscienza e quindi la Sua voce, ci guidi sui sentieri giusti. Abbiamo bisogno di esperienze forti, di un linguaggio attuale, non di rimproveri ma di consigli e punti di riferimento. Una formazione psicologica oltre che spirituale, per cercare di capirci e rendere la Parola di Dio in maniera chiara e pratica, non limitata solo a sterili letture di libri. Dobbiamo sapere che nella Parrocchia c’è chi ci ascolta e consiglia. Far sperimentare ai ragazzi cos’è l’Adorazione e l’Eucaristia, fare incontri di confronto proprio su queste esperienze.
La ringrazio di avermi “ascoltata” e la saluto caramente.
Jessica Montatore

Cara Jessica,
sono contento nel saperti impegnata nella sequela di Gesù Cristo, dopo averlo incontrato in modo consapevole e responsabile. Sii perseverante nella fede in Gesù!
Quanto alle tue giuste considerazioni sull’atteggiamento religioso di tanti ragazzi cresimati che non sperimentano l’amore di Dio, attribuendolo ad una carente formazione catechistica, ho da farti presente che concorrono varie cause. Tra queste, particolarmente l’età evolutiva che perde di vista la cura e l’alimento della fede, cioè la Parola di Dio, i Sacramenti, la testimonianza della carità. Indubbiamente molto c’è da attribuirsi agli educatori che non danno una testimonianza autentica e credibile dell’amore di Dio; e tra questi, non solo catechisti, ma anche genitori, e fedeli della Comunità cristiana di cui si fa parte.
La concezione vera di Dio ci viene donata solo dalla Bibbia, cioè da Dio stesso che si rivela.
E Dio si manifesta attraverso la Sua parola ispirata, appunto nella Bibbia, come Padre giusto e misericordioso.
Il vero volto di Dio appare in Gesù di Nazareth: il Figlio di Dio che si è fatto come noi per farci come Lui, figli adottivi del Padre celeste attraverso il dono dello Spirito Santo nei sacramenti della iniziazione cristiana (Battesimo-Cresima-Eucaristia). L’uomo di tutti i tempi è sempre alla ricerca della felicità, perché così lo ha creato Dio. Ma la felicità spesso viene cercata nel ripiegamento su se stessi e non nel dono di sé come ci insegna Gesù con l’esempio di tutta la sua vita. È a lui che dobbiamo guardare quando desideriamo di essere felici; è lui che dobbiamo seguire per essere felici e per annunciare il Vangelo della gioia.
Cara Jessica, noi come Chiesa di Gesù Cristo siamo chiamati sempre ad annunciare il Regno di Dio seguendo Gesù sotto l’azione dello Spirito Santo. Anche oggi, e ai giovani per il loro coetanei compete annunciare Gesù che cresce in loro ed è capace di rispondere a tutte le loro istanze ed esigenze. È un compito non umano, ma divino che passa attraverso l’umano. Per cui è necessario vivere ed operare in Gesù, con Gesù, per Gesù.
La nostra Chiesa diocesana sta cercando di entrare in dialogo con i giovani per parlare della persona di Gesù, utilizzando tutti gli strumenti della comunicazione di cui si dispone nel nostro tempo. Questo sarà reso più evidente durante la Missione Giovani per i giovani, durante la quale i giovani della nostre comunità parrocchiali incontreranno i loro coetanei là dove essi si incontrano. Le parrocchie diventeranno “casa accogliente”, cioè punto di riferimento per tutti coloro che hanno bisogno di essere ascoltati, compresi, guidati, accolti e non giudicati. Una Chiesa che sia compagna di viaggio per ogni uomo. C’è da entusiasmarsi e da rimboccare le maniche per dare il proprio contributo personale per il Regno di Dio. Più gocce di acqua formano il mare, così più evangelizzatori formano la Chiesa che è strumento universale di salvezza. Con affetto ti saluto e ti benedico.
+ Giovan Battista Pichierri

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