Diceva il curato d’Ars: “Il prete non si comprenderà mai bene se non in cielo”.
Il prete nella comprensione umana supera ogni nostra capacità di misura.
Il prete nella sua umiltà è umile, fatto di terra. Il prete nel mistero che lo possiede è più grande di un angelo. Egli è l’amore del cuore di Cristo.
Gesù ha istituito l’Ordine sacro (vescovo-presbitero-diacono) per servire il popolo di Dio, il suo corpo mistico. “È più grande in mezzo a voi - dice Gesù - colui che serve”. Nella mentalità di Gesù Cristo “chi precede sia ultimo, chi precede deve essere utile agli altri”.
Noi ministri ordinati partecipiamo del sacerdozio di Gesù Cristo, che è unico, sommo, eterno. “Abbiamo la dignità di essere sì i redentori del mondo, ma la redenzione si compie con la croce. Noi dobbiamo redimere gli altri con la nostra sofferenza, come Cristo che non era peccato, dice S. Paolo, e si è fatto Lui peccato, cioè ha assorbito dentro di Sé tutta l’iniquità umana per espiarla e annullarla, e questo gli è costato la croce. Noi se siamo Sacerdoti, cioè se siamo i capi, le guide, gli esempi degli altri, dobbiamo ricevere sulle nostre spalle questo tremendo pondus della espiazione altrui” (Paolo VI, Il Nostro sacerdozio, Ed. Corbo pag. 109).
Diceva il Curato d’Ars nella sua chiaroveggente coscienza di prete: “Oh! Se avessi saputo che cosa significasse essere prete, forse avrei temuto di ricevere questa grazia del Signore” (id., pag. 109).
E ormai al traguardo della vita terrena affermava: “Se io avessi già un piede in cielo e si venisse a dirmi di ritornare sulla terra per lavorare alla conversione dei peccatori, vi ritornerei ben volentieri. E se per questo fosse necessario che io rimanessi sulla terra fino alla fine del mondo, alzandomi sempre a mezzanotte, e soffrissi come soffro, acconsentirei di tutto cuore”.
La Parola di Dio, che è stata proclamata e che abbiamo accolto con fede, ci ha fatto conoscere:
1. L’origine della nostra vocazione e missione: “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni” (Ger 1,5).
“Non dire: sono giovane, ma vai da coloro a cui ti manderò e annuncia ciò che io ti ordinerò. Non temerli, perché io sono con te per proteggerti” (Ger 1,7-8).
“Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca” (Ger 1,9).
2. A chi siamo destinati: Ci ha stabiliti come ministri per edificare il corpo di Cristo.
“È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo”.
3. La necessità di pregare per le vocazioni
Carissimo don Angelo, oggi contempliamo in te il sacramento dell’Ordine sacro del presbiterato che per 25 anni hai svolto nell’umiltà e nella dignità. Noi vediamo come si è realizzata in te la divina chiamata ad essere presbitero, cioè indispensabile e prezioso collaboratore del Vescovo.
Fosti ordinato dal mio venerato predecessore mons. Giuseppe Carata il 7.V.1983. E da quel giorno, obbediente al mandato del Vescovo, tu hai svolto servizi alla Chiesa diocesana:
1 come educatore in Seminario minore
2 viceparroco qui nella parrocchia di S. Benedetto
3 e parroco di questa stessa parrocchia, succedendo a don Vincenzo Frezza
4 economo diocesano.
Il tuo ministero è impreziosito dalla testimonianza di carità verso gli ultimi: gli immigrati, i tossicodipendenti, i diversamente abili.
Il Vescovo e i confratelli presbiteri insieme con i diaconi ti apprezzano, ti stimano, restano edificati per il tuo spirito di buon pastore e di buon amministratore. Ed anche il popolo di Dio ti onora e ti venera.
Oggi tutta la Diocesi si unisce al tuo rendimento di grazie alla SS. Trinità per il dono del sacerdozio e alla tua supplica secondo i desideri del tuo cuore.
Dal tuo ministero pastorale sono fiorite sei vocazioni sacerdotali. E noi oggi, attraverso questa solenne liturgia vogliamo con te “invocare il Padrone della messe, perché mandi operai per la sua messe” (Lc 10,3).
L’augurio che ti rivolgiamo è che quanto il Signore sta compiendo in te, giunga sino al compimento dell’amore, sicché tu possa meritare l’invito del Maestro: “Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo Signore” (Mt 25,23).
La Madonna santissima, regina degli Apostoli, sia il tuo continuo sostegno e la porta del cielo. Il tuo Angelo custode, S. Benedetto, e tutti i santi ti custodiscano sempre. Amen.
X Giovan Battista Pichierri
Arcivescovo |