Alla Madonna della Sterpeto il nostro grazie per l’ordinazione episcopale di Mons. Ricchiuti, presbiterale di tre giovani barlettani; per la professione religiosa di undici frati di cui due barlettani, e di Rosangela Russo, barlettana anch’essa, prima oblata di San Giuseppe italiana, che emetterà la prima professione religiosa domenica 25 settembre al Santuario dello Sterpeto.
Don Carlo Giuseppe Adesso
Il vantaggio dei giornali parrocchiali è quello di avere l’opportunità di poter metter giù, nero su bianco, non solo notizie, avvenimenti ed eventi ma di poter anche trasportare, o per lo meno provare a farlo, i sentimenti e gli stati d’animo di chi con foga nel parlare, con quella fretta gioiosa e ansiosa, tipica di chi vuol dire tutto e in poco tempo, vuol trasmetterti la pienezza e la bellezza della scelta consapevole del consacrare la propria vita al Signore Gesù; ed ecco perché quelle che dovrebbero essere interviste strutturate in domanda e risposta cadono sempre in informali chiacchierate iniziate timidamente con il “voi” e il “lei” ma che inesorabilmente terminano con il “tu” e il “ciao”. Anche stavolta è capitato così.
Nostra nuova conoscenza è don Carlo Giuseppe Adesso, ventottenne barlettano, cresciuto nella parrocchia di San Giacomo e assiduo chierichetto da quando frequentava la terza elementare.
Il profeta Geremia dice: “…dal seno di mia madre mi hai chiamato” così don Carlo dà inizio al suo cammino, da sempre, fino a che dopo la maturità classica ha compiuto i sette anni da aspirante, religioso e studente presso i Padri Rogazionisti ad Assisi. In seguito con l’aiuto del padre spirituale e un profondo discernimento ha compreso il vero obiettivo della sua vita: il presbiterato e considerata la floridità della terra di Puglia ha chiesto di andar fuori e da allora è stato a servizio della diocesi di S. Marino-Montefeltro. Il 20 novembre 2004 ha ricevuto il diaconato e subito dopo Mons. Paolo Rabitti dalla diocesi di S. Marino è stato nominato vescovo di Ferrara e lo ha voluto con sé al Palazzo arcivescovile.
Lungo il cammino perplessità e ansia lo hanno accompagnato ma mai ripensamenti ed una delle scelte più difficili compiute è stato il passaggio dalla vita religiosa a quella diocesana.
Modello a cui si ispira è San Carlo Borromeo ed è anche molto legato alla visione del sacerdote che ha offerto Giovanni Paolo II: “libero da tutti, libero per amare tutti”. A proposito di Giovanni Paolo II conserva e custodisce ricordi molto belli avendo servito per il Santo Padre, ricorda con affetto i momento in cui il Papa si preparava per celebrare e ciò che lo stupiva era la totale concentrazione. Ciò che lo ha colpito di Benedetto XVI è la socievolezza, la semplicità, la povertà, il lasciarsi persino quasi “comandare” dal cerimoniere durante le celebrazioni, ambedue sono esempi di uomini di Dio e di grande umanità.
Da novello giovane sacerdote ritiene che la condizione giovanile sia la più adatta per testimoniare la fede, perché il giovane è riconducibile al nuovo e sostiene che la giovinezza è veramente espressione massima dello Spirito Santo. “Dove c’è la giovinezza, c’è la gioia, c’è lo Spirito che rinnova. Senza toglier niente agli anziani, colonne della Chiesa, i giovani” – dice – “sono il virgulto, l’espressione nuova, la crescita”. Programmi per il sacerdozio?
“ No, non ho progetti a lungo termine, certamente voglio curare fortemente la mia formazione cristiana e culturale perché il mio motto è ‘Vangelo è cultura’ perché la gente possa trovare le risposte agli interrogativi della fede, perché alla fine come scrive il profeta Isaia ‘nell’abbandono confidente sta la vostra forza’”.
Curioso è che don Carlo, cresciuto qui a Barletta in un quartiere in cui si festeggia la Madonna delle Grazie sarà ordinato sacerdote il giorno in cui a Ferrara fanno coincidere la festa patronale della Madonna delle Grazie con l’ordinazione sacerdotale (8 ottobre).
Intimamente devoto alla Vergine dello Sterpeto, come del resto ogni barlettano, lega, in una concezione molto profonda, il sacerdote al modello di Maria, un principio che vede un nesso forte tra Maria, emblema del mistero dell’Incarnazione e il sacerdote emblema del mistero pasquale.
“ Ai lettori barlettani e a quelli che sono fuori città vorrei chiedere di ricordare con speciale senso di preghiera me, novello sacerdote cresciuto a Barletta, affinché porti la mia barlettanità sacerdotale fuori”.
Si conclude così la chiacchierata con don Carlo al quale ci uniremo, oltre che in preghiera l’8 ottobre, quando a Ferrara vi sarà la solenne imposizione delle mani presieduta da Mons. Rabitti, il 30 ottobre presso la parrocchia di S. Giacomo, altare che ha visto don Carlo ricevere ogni sacramento.
Auguri don Carlo perché tu possa, come scrive San Carlo Borromeo, “predicare prima di tutto con la vita e la santità”.
Deborah Scaringella