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IL BOLLETTINO - Sacerdoti del Signore... benedite il Signore

Le ricorrenze dell’anno 2006
NEL SANTUARIO DI MARIA SS. ADDOLORATA A MARGHERITA DI SAVOIA

1. L’OPERA DI MONS. POTITO CAVALIERE
Mons. Potito Cavaliere era nato a Barletta il 4 dicembre 1889. Fu ordinato sacerdote il 16 marzo 1916, divenendo vice parroco in Santa Maria della Vittoria, in Barletta. Nel 1924, arrivò a Margherita di Savoia, come rettore della chiesetta del Purgatorio, che era stata la cappella del cimitero fino al 1884. Sua prima iniziativa fu la cura della gioventù, che espletò “con zelo e amore illuminato e paterno”, come recita la sua immaginetta funebre.
Subito si diede da fare per restaurare la vecchia chiesetta e farla erigere in parrocchia. L’arcivescovo di Trani mons. G. M. Leo emetteva il decreto d’erezione in parrocchia il 25 dicembre 1929, e il re d’Italia Vittorio Emanuele III ne riconosceva il titolo civile con decreto del 17 ottobre 1930.
L’antica Confraternita di Maria Santissima Addolorata, eretta in Margherita fin dal 5 aprile 1856, “aveva un gran ruolo nell’amministrazione della chiesa del Purgatorio” e don Potito ne divenne segretario e “la seppe guidare a fini più nobili diventando strumento di collaborazione” per l’erezione della chiesa in parrocchia, con delibere del 25 agosto 1927 e 25 dicembre 1928. Per questo, la chiesa e la parrocchia assumevano il nome di Maria SS. Addolorata e don Potito Cavaliere ne diveniva il primo parroco, prendendone possesso il 6 gennaio 1931, dopo aver ricevuto la nomina il 1° dicembre 1930.
Da queste date fino al 1956, don Potito portò avanti la cura della parrocchia con un apostolato “attivo e fruttuoso”, stimato sempre maggiormente dalla popolazione e dalle autorità religiose. Nel 1954, dopo aver fatto abbattere la vecchia chiesa, divenuta ormai fatiscente, diede inizio alla costruzione della nuova chiesa, con il contributo tecnico di Zefferino Michele che, in passato, aveva partecipato alla costruzione del Duomo di Cerignola. Capo muratore era Vischi Ruggero e i lavori furono eseguiti in economia, con il contributo di molti volontari, in particolare giovani dell’Azione Cattolica del Circolo parrocchiale Lux et Veritas.
Negli anni precedenti, don Potito Cavaliere aveva fatto costruire anche la “Pia Casa di San Giuseppe per l’assistenza dei vecchi”, investendo i suoi beni di famiglia tra grandi sacrifici e incomprensioni. Nel 1956, avendo portato a termine la struttura esterna della nuova chiesa, egli non si sentì più di continuare il lavoro parrocchiale e si ritirò in questa Casa di beneficenza, rimanendovi fino al giorno della sua morte, avvenuta il 31 marzo 1967.

2. LA DIREZIONE DELLA PARROCCHIA AFFIDATA AGLI OBLATI DI SAN GIUSEPPE
Fin dal 1951, don Potito Cavaliere, divenuto frattanto canonico onorario, aveva chiamato i Padri del Santuario dello Sterpeto, in Barletta, a prestare servizio in parrocchia nei giorni di sabato e di domenica.
Il giorno 4 novembre 1956, l’Arcivescovo di Trani mons. Reginaldo Addazi affidava la parrocchia alla Congregazione degli Oblati di San Giuseppe e nominava il nuovo parroco nella persona del Padre Almiro Faccenda.
La Chiesa era completamente spoglia, avendo all’interno solo l’altare maggiore. P. Almiro, nei tre anni che rimase a Margherita di Savoia, fece costruire la grotta della Madonna di Lourdes, gli altari del Sacro Cuore e dei Santi Medici (1957), aggiunse le due acquasantiere e l’altare della Madonna di Pompei (1958), con gli altari di San Giuseppe Lavoratore e di Sant’Antonio (1959).
“ Dopo tre anni d’intenso lavoro apostolico e stimato dal popolo margheritano, per le sue eminenti doti di bontà e pietà eucaristica, fu trasferito a Roma a reggere la nuova parrocchia di San Giuseppe all’Aurelio”. Colui che fu chiamato “Il Tarcisio delle Alpi”, per avere amministrato a sette anni la Comunione agli ultimi abitanti di Torcegno in Trentino, prima della loro evacuazione durante la guerra del 1915, lasciava, così, a Margherita, il profumo della sua pietà eucaristica e del suo zelo apostolico, con un’impronta giuseppina che sarà seguita anche dai suoi successori.
Gli successe, come parroco, il P. Enrico De Marchi, che nei pochi mesi di sua permanenza compì varie opere nella chiesa: la balaustra, il pavimento del presbiterio e l’altare che era sprofondato. Dal 1960 al 1972, fu parroco il P. Giuseppe Sala, sacerdote di gran senso pratico e di buon zelo apostolico. Egli organizzò le associazioni cattoliche e completò i lavori della chiesa, innalzando il campanile, che era rimasto a livello del tetto della chiesa, e dando a tutta la struttura uno slancio artistico di bellezza nella sua architettura gotico-pugliese. Fu un grande lavoratore, amato e stimato da tutti.
Da buon milanese, egli pensò che una parrocchia senza oratorio per i ragazzi non poteva esistere e si diede da fare per ottenere dall’Ente Monopoli di Stato, proprietario delle Saline di Margherita, un terreno alle spalle della chiesa parrocchiale, su cui il suo successore, il P. Martino Fantone, poté costruire un magnifico oratorio e attrezzare il resto del terreno al gioco del pallone per la gioventù. P. Fantone rimase parroco dal 1972 al 1980 e fu sostituito dal P. Attilio Bafundi, che vi rimase solo due anni. Successivamente furono parroci il P. Luigi Contu e il P. Sabino Di Molfetta.
Con il P. Luigi Contu, il 5 aprile 1987, s’inaugurava il nuovo presbiterio, costruito secondo le aggiornate norme liturgiche, e il 15 settembre 1988, la chiesa di Maria SS. Addolorata era eretta a Santuario Diocesano, con decreto dell’arcivescovo mons. Giuseppe Carata. La chiesa diveniva, come si augurava l’Arcivescovo nell’Omelia, “punto di riferimento e luogo privilegiato di preghiera, oasi di pace e di serenità, richiamo alle coscienze, invito al pentimento e alla conversione, sorgente di perdono, stimolo alla perfezione e alla carità fraterna, anelito al Cielo e persuadente attrattiva all’abbandono fiducioso nelle braccia di Maria, Madre nostra”.
Con il rifacimento del pavimento, fatto eseguire dal parroco P. Sabino di Molfetta, venne “dato risalto di bellezza” al bel tempio mariano, che tutti i suoi successori, fino al caro P. Gennaro Farano, hanno voluto curare e abbellire, mentre il popolo cristiano contribuiva e contribuisce con la sua risposta di fede e di devozione.
Ad onor del vero, vanno ricordati, assieme ai parroci, i numerosi sacerdoti giuseppini che sono passati in questa parrocchia, il cui nome è rimasto impresso nei cuori della gente assieme a quello dei rispettivi superiori.

3. CELEBRAZIONI DEL 2006
Dall’elenco delle date storiche riassunte finora, l’attuale Parroco P. Gennaro Farano ha voluto evidenziarne alcune più rappresentative e proporle alla considerazione dei fedeli della parrocchia e santuario di Maria SS. Addolorata. Esse sono: i 150 anni della Confraternita di Maria SS. Addolorata (5 aprile 1856), i 75 anni della Parrocchia (6 gennaio 1931) e i 50 anni di presenza degli Oblati di San Giuseppe a Margherita di Savoia (4 novembre 1956).
In quest’anno commemorativo di tanti avvenimenti, risalta l’iniziativa di trasferire all’interno della chiesa il corpo dell’illustre fondatore e primo parroco il canonico Potito Cavaliere. È un doveroso segno di gran riconoscenza verso colui che ha fatto tanto per la città di Margherita e, in particolare, per il rione Cancello. Non parlo solo delle costruzioni materiali, che oggi ne sono efficaci testimonianze, ma soprattutto, del bene che egli ha seminato fra i giovani di allora, dell’apostolato che ha svolto per tanti anni in mezzo ai fedeli della parrocchia e nella casa degli anziani, dove visse fino al giorno della sua morte. Parlo delle sofferenze morali e fisiche, che seppe sopportare con fortezza cristiana; dell’umiltà e povertà con cui si privò di tutto ciò che era in suo possesso per fare del bene ai più bisognosi. Parlo del coraggio di lasciare ad altri una parrocchia così bene avviata, a soli 67 anni, quando egli poteva ancora godere della benevolenza della gente che a lui tutto doveva.
Scriveva il signor Russo Francesco sul giornalino “O’ Cangidde” di dicembre 1999: “È passato molto tempo e non si è fatto nulla per ricordare Don Potito, è giusto fare qualcosa, per ricordare, per tramandare ai posteri l’esempio, l’insegnamento che ha lasciato Don Potito”. Suggeriva, poi, di ricordarlo, ogni anno, il 31 marzo, data della sua morte, oppure di erigere un monumento all’esterno della Chiesa e nella Pia Casa. Infine, scriveva: “Io penso che durante la catechesi bisogna ricordare, com’esempio da imitare, colui che ha fatto della sua vita terrena la Volontà di Dio, nel campo dell’educazione religiosa, nella formazione delle coscienze cristiane e nelle opere di Misericordia”.
L’iniziativa del parroco P. Gennaro Farano supera tutte le attese, poiché, a distanza di quasi 40 anni dalla morte di mons. Potito Cavaliere, egli progetta di trasferirne il corpo dal cimitero, ove riposa, alla chiesa di Maria SS. Addolorata, che fu il centro del suo apostolato margheritano. In tal modo, si rende onore non solo al suo corpo, ma anche all’intera famiglia ecclesiale della parrocchia, nei 75 anni dall’erezione, e si esaltano, altresì gli Oblati di san Giuseppe che, da 50 anni, stanno portando avanti con zelo il lavoro iniziato da buon canonico Potito, promettendo di continuare a svolgere il loro apostolato sulla scia del primo parroco, secondo lo stile proprio della Congregazione fondata dal Santo Giuseppe Marello in aiuto della chiesa locale.
La Madonna Addolorata sarà larga di benedizioni, sulle sante iniziative che si stanno celebrando nel suo santuario, e il nostro augurio è quello che esse servano a mantenere e a far crescere la fede nel buon popolo di Margherita di Savoia.

P. Severino Dalmaso OSJ
Sup. Gen. Emerito

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