Giovanni è il nome proprio
comunemente usato, anche
da lui; ma quello anagrafico
e di battesimo completo è Francesco
Giovanni Battista.
Quando P. Giovanni Viola venne
in Santuario come primo Rettore e
Superiore della Comunità Religiosa
aveva quasi 67 anni di età e 43 anni
di sacerdozio. Veniva dalla Casa
Madre di Asti e, per le sue qualità e
attività precedenti, godeva di grande
considerazione tra gli Oblati. Su
proposta del fratello P. Mario, di 11
anni più giovane di lui e Consigliere
Generale, il Superiore Generale P.
Luigi Rosso gli espresse l’intenzione
di trasferirlo allo Sterpeto. Egli accettò
subito, non solo per guidare il
Santuario, ma anche per iniziarvi un
seminario. Lui precedentemente era
stato sempre un promotore e un formatore
alla vita religiosa e sacerdotale.
Nel 1925 tra le sue varie attività
aveva scritto un opuscolo intitolato “Gesù ti chiama alla vita religiosa”.
Egli era nato a Gamalero, in Provincia
di Alessandria, il 14 novembre
1884. A 13 anni entrò nel Seminario
della Casa Madre di Asti invogliato
dal suo compaesano Don Giovanni
Battista Cortona, primo collaboratore
e successore del Fondatore S.
Giuseppe Marello. Compì tutti gli
studi ad Asti e a Frinco, un paese vicino
Asti dove gli Oblati avevano una
casa (un castello). Durante il corso
filosofico e teologico fu sempre assistente
dei suoi compagni. Quando
cominciò la Teologia, nel 1904, già
venne incaricato di insegnare Filosofia,
insegnamento che svolse per 46 anni, fino al 1950, con i Chierici
studenti Oblati in varie Case, soprattutto
in Piemonte.
Insieme all’insegnamento svolse
altri uffici importanti.
Nel 1909 a Codogno, in Provincia
di Lodi, fu Cappellano e Confessore
delle Suore Missionarie del Sacro
Cuore e della stessa Fondatrice
Santa Francesca Cabrini.
Nel 1916 fu chiamato in guerra,
prima come soldato di sanità poi
come Cappellano degli Artiglieri. Sul
Piave nel 1918 si guadagnò la Croce
di guerra al merito.
Nel 1922 in Asti fu il primo Direttore
del “Joseph”, la Rivista Mensile
degli Oblati di San Giuseppe, del
quale era anche scrittore e diffusore.
Nella Casa Madre di Asti fu anche
Direttore dell’Oratorio San Luigi, lo
sviluppo del più antico Oratorio degli
Oblati risalente al Fondatore stesso.
Allora P. Giovanni Viola fondò il I Reparto
Scout di Asti, che ancora oggi
porta il fazzoletto color viola, dal cognome
del suo Fondatore.
Fu uno dei protagonisti del primo
Processo Ordinario Diocesano in
Asti per la Causa di Canonizzazione
del Fondatore Giuseppe Marello.
Ricercò i suoi scritti e si adoperò per
il trasferimento della salma da Acqui
ad Asti.
Organizzò in Asti e nelle altre
Case i primi laici Cooperatori e Cooperatrici
degli Oblati.
Fu per molti anni Superiore di Comunità
e partecipò a tutti i primi sei
Capitoli Generali degli Oblati, dal 1°
del 1921 a quello di fine luglio 1952,
quando si trovava allo Sterpeto.
Da questi cenni biografici, tenendo
presente anche ciò che si è detto
sulla condizione dello Sterpeto alla
venuta degli Oblati, possiamo intuire
le qualità di P. Giovanni Viola e
il cambiamento di vita con i sacrifici
affrontati.
Chi scrive, lo ricorda sempre umile,
paterno, sereno ed entusiasta del
suo lavoro, senza lamentele o recriminazioni.
Pur con una età non più giovanile,
P. Giovanni, aiutato dagli altri tre
Oblati, appena giunto in Santuario,
l’8 aprile 1951, si dette subito al servizio
religioso e alla cura del Santuario
e della Comunità Religiosa, tra
preoccupazioni e necessità di ogni
genere.
Stava quanto più possibile in
chiesa. Il suo posto era sempre in
presbiterio a sinistra dell’altare, vicino
alla porta della sacrestia. Lì c’era
il suo inginocchiatoio con una sedia
di paglia. Pregando si teneva a disposizione
dei devoti che venivano
in Santuario, specie la domenica.
Si cominciò con la celebrazione
quotidiana di tre Messe, alle 7, 00,
alle 8, 30, alle 9, 30.
A neppure un mese dalla venuta,
lui con gli altri Oblati ebbe subito la
prova del fuoco: il mese di maggio,
sempre straordinario e unico a Barletta
per la presenza del venerata
Quadro della Madonna dello Sterpeto
in Cattedrale. Al riguardo P. Mario
Crispoldi scrive: “Chi non conosce
cosa voglia dire il Mese di Maggio in
Cattedrale a Barletta, non potrà mai
capire quale fatica si debba sostenere
ed affrontare!” (Mem., p. 8).
Il 19 marzo 1952 P. Giovanni introdusse
in Santuario la Festa di
San Giuseppe, speciale Patrono
degli Oblati.
La Statua di San Giuseppe era
stata acquistata già alla fine del
1951 da P. Giovanni Viola. Questa
Statua è tuttora venerata nella chiesa
antica del Santuario.
Oltre al ministero per il Santuario,
P. Giovanni con P. Sebastiani si prestava
per i servizi religiosi in Barletta
presso le Suore o le varie chiese.
Faceva volentieri questo soprattutto
accondiscendendo alle richieste
del Vicario Generale Mons. Raffaele
Dimiccoli, con cui aveva stretto una
carissima amicizia. Spesso Mons.
Dimiccoli andava a trovarlo e si fermava
in Santuario.
Dall’inizio del 1952 alla sua morte
P. Giovanni tenne la meditazione
spirituale al clero di Barletta nei Ritiri
Mensili, che ordinariamente si facevano
nella Chiesa di Nazareth.
Subito conobbe ed ebbe un’altra
fraterna amicizia col Can. Mons. Potito
Cavaliere, Parroco della Parrocchia
dell’Addolorata in Margherita
di Savoia. Già nei primi mesi dalla
loro venuta in Santuario i sacerdoti
Oblati andavano per il 1° Venerdì
del Mese ad aiutare Don Potito in
parrocchia o all’Ospizio. In seguito il
servizio religioso presso Don Potito
andò sempre più crescendo.
Frequentemente i Padri del Santuario
venivano chiamati in aiuto dai
Confratelli Oblati di Canosa.
Inoltre, per incarico del Superiore
Generale, P. Giovanni aveva l’incombenza
degli esami “quinquennali” (esami di Teologia nel quinto anno
di sacerdozio, come allora si usava)
per i giovani sacerdoti Oblati in Italia
Meridionale. Uno di questi fu P. Mario
Crispoldi quando era già in Santuario
con P. Giovanni.
Insieme a un così intenso e faticoso
ministero il Rettore P. Giovanni
Viola si impegnò nel restauro e nello
sviluppo di tutta la struttura dello
Sterpeto, cominciando dai servizi
essenziali, che ancora mancavano.
Le principali opere che si devono
a lui sono: la concessione dell’acqua
potabile, della luce elettrica e
del servizio pubblico di trasporto; il
Bollettino Mensile “Maria SS. dello
Sterpeto”; il Seminario Minore; vari
lavori edili con la continuazione della
costruzione del Convento.
A queste opere si deve aggiungere
una di tutt’altro genere, ma che richiese
la sua mediazione personale,
cioè l’affidamento agli Oblati di San
Giuseppe della Parrocchia “Maria
SS. Addolorata” in Margherita di Savoia.
L’acqua potabile (estate 1951)
Fornire il Santuario, specie la Comunità
Religiosa, dell’acqua potabile
fu una delle prime preoccupazioni
di P. Giovanni. Il problema si risolse
abbastanza in fretta, probabilmente
grazie a trattative precedenti.
Il 12 aprile, quattro giorni appena
dalla venuta, egli stesso scrive anche
se laconicamente: “Il Rettore va
a Bari ed ottiene che venga concessa
l’acqua potabile”.
Nei giorni successivi ci fu la Convenzione
tra l’Ente Ferrovie dello
Stato – Compartimento di Bari e
il Monastero dello Sterpeto, rappresentato
dal Rettore P. Giovanni
Viola, di una “derivazione idrica
dalla Condotta Ofantino-Bari al Km.
597+872 della linea ferroviaria Foggia-
Bari”. La Convenzione era provvisoria
e rinnovabile anno per anno,
con pagamento di una garanzia e di
un canone annuale da parte dello
Sterpeto.
P. Giovanni realizzò anche “la costruzione
di una fontanina con acqua
potabile presso il cancello d’entrata
a beneficio dei pellegrini” (cfr. “Molto
si è fatto, ma…” nel Bollettino “Maria
SS. dello Sterpeto”, Dicembre 1952,
p. 3).
La luce elettrica (26 dicembre 1951)
Questa concessione richiese
maggior tempo e fatica. Si è accennato
al fatto che le difficoltà al riguardo
pesavano già nelle trattative per
la venuta degli Oblati.
Il 16 aprile 1951, otto giorni dopo
l’arrivo in Santuario, P. Giovanni annota: “P. Sebastiani va alla Direzione
Generale della Luce elettrica a Bari
e dall’ingegnere Salvio apprende
che vi sono difficoltà grandi per la
concessione della luce elettrica al
Santuario, nonostante quanto si diceva
in contrario dai Canonici e dal
Comune”. E il 2 luglio successivo: “Si compiono pratiche in ordine alla
concessione della luce. Però fino ad
oggi molte parole e promesse, ma di
sicuro niente”.
Ma il 22 agosto dello stesso anno
P. Giovanni può scrivere: “Festa
del Cuore Immacolato di Maria. La
Madonna oggi ci ha concesso una
grande grazia in ordine alla nostra
permanenza in questa Casa e al
suo sviluppo. Presente a Bari alla
Direzione Generale presso il Comm.
Tolomei e l’Ing. Salvio sia il rettore
P. Viola sia il Sindaco di Barletta
Dott. Isidoro Alvisi e il Signor Rinella
per mandato del Comm. Scuro,
Presidente della Cementeria, si è
convenuto sulla concessione della
luce elettrica alla condizione che
sia fatta la Cabina a conto nostro
(la farà la Cementeria con i muratori
inviati dal Sindaco), e poi la Società
Elettrica penserà per la posizione
dei macchinari e valvole all’interno.
L’Ing. Salvio preparerà subito l’atto
di contratto, che verrà firmato da un
rappresentante il Capitolo della Cattedrale
il quale nel contempo verserà
la somma di trecentomila lire. I
lavori della costruzione della Cabina
si cominceranno il 27 corrente mese
e si prevede che entro al massimo
di due mesi si avrà la luce in Casa.
Ne sia ringraziata la Madonna. È da
circa sedici anni che furono fatti ripetuti
tentativi vani in ordine alla luce in
Santuario”.
Il contratto di utenza venne firmato
il 3 settembre successivo dal
Rettore P. Giovanni Viola, dopo l’assenso
del Capitolo della Cattedrale,
rappresentato dai Canonici Santeramo
e Marano, che versarono la somma
pattuita di trecentomila lire.
Il 17 novembre terminarono i lavori
di installazione dei macchinari
nella cabina elettrica, della sistemazione
del primo contatore posto nel
nuovo Convento (sullo scalone per
i piani superiori) e della “conduttura
provvisoria – continua P. Giovanni – di filo elettrico all’ufficio del Rettore
per cui a sera si poté usare della
luce elettrica”. Il 26 seguente P. Giovanni
aggiunge: “… inizia l’impianto
del filo elettrico principale per tutta la
chiesa, subito si appone in presbiterio
due lampadine provvisorie”. L’impianto
definitivo della luce elettrica in
chiesa iniziò il 17 dicembre e si protrae
per alcuni giorni.
Il 26 dicembre 1951 si ebbe
l’inaugurazione ufficiale. P. Giovanni
ce ne ha lasciato la descrizione
particolareggiata.
Il servizio pubblico di trasporto (1 marzo 1952)
P. Giovanni Viola si adoperò anche
perché lo Sterpeto fosse collegato
con la Città da un servizio
pubblico di trasporto, dato che allora
(siamo nel 1951) le famiglie non erano
provviste dei mezzi di trasporto di
oggi.
In realtà a Barletta c’era già
da tempo il servizio pubblico della “corriera” per e da Bari con fermata
facoltativa all’Arco monumentale
sulla Statale Adriatica. Ma le corse
non erano frequenti e l’orario, specie
quello dallo Sterpeto per Barletta,
non era affidabile. Finalmente il
1° marzo 1952 si ebbe un servizio
pubblico di trasporto per lo Sterpeto.
In quella data P. Giovanni poteva
scrivere: “Solenne inaugurazione in
Municipio, presenti le Autorità ed il
Rettore dello Sterpeto, della Corriera
interurbana. La cerimonia si chiude
con un giro d’onore per la città in
autocorriera che viene poi benedetta
dal Rettore allo Sterpeto”.
Si hanno notizie che ancora nel
1955 funzionava un servizio di pullman
con un orario: nei giorni feriali
alle 7,50 – 9,30 – 11,30 – 15,30 –
17,30; nei giorni festivi alle 7,20 –
8,15 – 11,30 – 13,50 – 15,30 – 17,30.
Il Bollettino Mensile “Maria
SS. dello Sterpeto” (4 dicembre 1952)
L’autorizzazione venne concessa
il 18 marzo 1952 dal Giudice Dott.
Insabato delegato dal Presidente
Spinelli. Il 4 dicembre 1952 P. Giovanni
Viola (citato col suo primo
nome Francesco) ottiene la copia
conforme dell’atto.
L’11 dicembre 1952 P. Giovanni
annota: “È stampato il 1° Numero
del Periodico Mensile “Maria SS.
dello Sterpeto” in copie mille”. Dalla
sottolineatura di tutta la frase si capisce
la sua soddisfazione.
L’articolo, come tutti gli altri e
quelli di molti Numeri seguenti, non è firmato. Ma l’autore è il Rettore, ed
ora anche Direttore del Bollettino, P.
Giovanni Viola. D’altronde, aveva
esperienza anche in questo. È stato
già ricordato che nel 1922 i Superiori
affidarono a lui come primo Direttore
il “Joseph”, la neonata Rivista Mensile
degli Oblati di San Giuseppe.
Il Seminario Minore
(17 ottobre 1953)
Dal primo momento delle trattative
per la venuta degli Oblati di San
Giuseppe allo Sterpeto i Superiori
degli Oblati ebbero l’intenzione di realizzarvi
quanto prima un seminario
o “Carissimato” per i ragazzi delle
Scuole Medie. Tale intenzione era
soprattutto del Consigliere Generale
e Incaricato dei seminari e delle vocazioni
in Italia P. Mario Viola, artefice
della venuta degli Oblati allo Sterpeto.
Per questo egli fece mandare
allo Sterpeto suo fratello P. Giovanni
Viola, da sempre interessato alle vocazioni
alla vita religiosa e sacerdotale
in Congregazione, e volle trasferirvi
anche P. Mario Crispoldi.
P. Giovanni Viola si adoperò per
la realizzazione del Seminario Minore.
Ci vollero poco più di due anni,
in cui P. Giovanni con i primi Oblati,
oltre all’intenso e faticoso ministero,
dovette provvedere alle urgenze
primarie del Santuario (acqua, luce,
ecc…), alla sistemazione della Casa
(in Convento c’era solo la disponibilità
del pianterreno, che perdipiù
non era ancora completato e doveva
essere adattato), al personale di
servizio (che mancava del tutto), alle
possibilità finanziarie (che non davano
un minimo di garanzia stabile), ai
Confratelli idonei (per la formazione
e la scuola privata ai seminaristi),
soprattutto ai seminaristi da trovare.
Intanto anche gli Oblati della Comunità
di Canosa e di Ceglie del
Campo erano stati coinvolti nei preparativi
per il seminario.
Il 17 ottobre 1953 si aprì il seminario
con un gruppo di ragazzi, i “Carissimi”, di I Media, con scuola
privata. Ma prima era giunto come “Prefetto” o Incaricato dei seminaristi
P. Mario Crispoldi. Egli annota che i
locali del Seminario si trovavano tutti
al pianterreno (cfr. Mem., p. 8).
Chi scrive, essendo venuto come
seminarista l’anno seguente, può
confermare che allora i seminaristi
alloggiavano al pianterreno, non
avendo il Convento i piani superiori
se non i due piani verso la Città
con le camere riservate agli Oblati.
Studio e aula scolastica era l’attuale
salone di ricevimento; il dormitorio
era l’attuale grande refettorio; sala
da gioco e refettorio era il salone
che comunica con l’attuale grande
giardino, che funzionava da campo
da gioco.
Negli anni seguenti il Seminario
si sviluppò, con le tre classi delle
Medie. Numerosi seminaristi sono
diventati Oblati e sacerdoti.
Ancora oggi, nonostante le vicissitudini
e i cambiamenti dei tempi,
il Seminario Minore dello Sterpeto
sussiste, ha seminaristi e svolge attività
di accoglienza e animazione
vocazionale alla vita religiosa e sacerdotale.