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IL BOLLETTINO

CHIARA “LUCE” BADANO
parla ai giovani e… ai bambini

Chiara Luce BadanoChiara Badano era una bambina molto generosa con i più sfortunati di lei ma anche con tutti i suoi conoscenti. Anche se le amiche la lasciavano sola lei le voleva sempre bene. Al
liceo fu bocciata ad un esame e lei ci rimase molto male ma poi si riprese e con il suo splendido sorriso rallegrava tutte le persone tristi e sole; a 9 anni decise di far parte del Movimento dei Focolari e lei ne fu molto felice.
Un giorno i ragazzi del movimento decisero di andare a Roma e indovinate insieme a chi l’hanno deciso? L’hanno deciso insieme a Chiara Lubich la fondatrice del movimento dei focolari che ebbe un forte legame con Chiara Badano. È proprio lei che soprannominò Chiara Badano “Luce” perché il suo sorriso invadeva anche lei nei momenti di tristezza. Quando Chiara si trovò nel letto di un ospedale molto malata, a 17 anni, non voleva i medicinali per alleviare il dolore ma voleva soffrire come Gesù sulla Croce. Due anni dopo lei lasciò la vita terrena ed entrò nella vita del cielo.
Ma lei è sempre vicino a noi e soprattutto vicino ai giovani. Ha passato la fiaccola a loro come alle olimpiadi e ha fatto vincere Gesù, cioè il bene.
Un grazie a Chiara “Luce” Badano, che come una maestra della vita ci ha portato nel suo cuore ma soprattutto nel cuore di Gesù.
Mariangela 9 anni


“Prima di morire a colpi di spada, bisogna morire a colpi di spillo” (Santa Teresina).
Molti dicono che seguire Gesù è arduo. Chiara Luce è la dimostrazione che seguirlo è la cosa più semplice del mondo.
Gesù non ci chiede grandi gesta. Gesù non ci ordina di sacrificarci per Lui da un momento all’altro. Gesù ci chiede di colmare il nostro debito di amore verso di Lui con piccoli gesti quotidiani, a seconda delle nostre capacità.
La santità non è un dono inaccessibile, chiuso in un forziere di bronzo. La santità si conquista giorno dopo giorno, momento dopo momento, attimo dopo attimo.
La santità la si raggiunge nell’aiutare il compagno di banco, a scuola, nell’offrire aiuto ad uno straniero, sulla strada. La si raggiunge anche solo sforzandosi di piegare i propri impulsi al vaglio del raziocinio, dapprima nelle piccole cose e poi, in un secondo momento, quando saremo abbastanza provati, quando la nostra volontà sarà stata forgiata e verificata, solo allora potremo avventarci contro i grandi ostacoli della vita.
Chiara Luce mi ha fatto comprendere finalmente il significato della sofferenza: come si può assaporare la sazietà, se prima non si è provata l’angustia dell’indigenza? Come si può comprendere e desiderare la gioia del Cielo, se prima non si sono sperimentate le mortificazioni del materiale?
E infine, come si può accedere al Paradiso, senza aver accettato l’amore sconfinato di Cristo?
Gesù bussa incessantemente alla porta del nostro cuore, sta a noi rispondere.
Certo, all’inizio il cammino, dietro quella porta, potrà sembrare arduo: è più difficile affrontare le piccole mancanze, che il peso della prova ultima. Perché, essendo questa al capolinea del viaggio, la difficoltà ci sarà ormai familiare, sarà come tornare da una “vecchia amica”. E allo stesso tempo ci conforterà la consapevolezza di trovare una luce al di là della montagna.
Del resto, Gesù ci porta in braccio, facendosi carico di ogni nostro passo verso la libertà, e ce lo ricordano le Sacre Scritture, ce lo ricorda lo stesso Dio: “Non temere”, vi è scritto per 366 volte.
Una per ogni giorno dell’anno.
Lucilla de Lorenzo


“Se fossimo sempre con questa disposizione d’animo, pronti a tutto, quanti segni Dio ci manderebbe. Ho compreso anche quante volte Dio ci passa accanto e non ce ne rendiamo conto” (CHIARA “LUCE” BADANO).
Pronti a tutto… ma che significa essere pronti a tutto? Significa accettare tutto della vita: dalla gioia al dolore, dall’amico al nemico… Con le parole siamo tutti bravi a dire SÌ al Signore anche e soprattutto nel dolore. Ma quanto ci viene difficile dire con il cuore in mano: “Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io”. È naturalissimo, anzi è strano proprio il contrario…Strano, ma non impossibile!! Chiara “Luce” Badano ne è una dimostrazione per tutti noi. Ma cosa avrà mai fatto questa ragazzina? Sì, ragazzina, perché aveva solo diciassette anni quando ha scoperto, nel 1989, di essere malata di un tumore, uno dei più gravi e più diffusi in età giovanile: osteosarcoma, una malattia delle ossa che l’ha portata anche a perdere l’uso delle gambe. Non dev’essere stato facile rinunciare a tutto ciò che amava: correre, nuotare, uscire con gli amici… eppure ha detto il suo SI’ al Signore e non si è più tirata indietro e per ogni ciocca di capelli che perdeva ripeteva: “Per te Gesù!”. E i genitori? Avevano pregato tanto per avere una figlia che non riuscivano ad avere, l’hanno avuta ma l’hanno “persa”. Eppure anche loro, nel loro grande e insopportabile dolore, hanno detto sì al Signore. Tornando a Chiara: era una persona speciale perché rendeva straordinarie le cose ordinarie.
Ciò che salta subito all’occhio è la sua risolutezza nel vivere il Vangelo.
Già all’età di 14 anni scriveva: “non voglio e non posso rimanere analfabeta di un così straordinario messaggio. Come per me è facile imparare l’alfabeto così deve esserlo anche vivere il Vangelo”. Chiara riconosce in Gesù Abbandonato la chiave dell’unità con Dio, e vive il Vangelo facendosi uno con tutti tranne che nel peccato, vivendo al cospetto di Dio, mettendo Gesù in mezzo, al primo posto nella sua vita. Alla base della sua risolutezza e della sua coerenza nel vivere il Vangelo sta la consapevolezza di essere immensamente amata da Dio. È proprio in virtù di questa consapevolezza che Chiara cercava di corrispondere all’amore di Dio con tutta se stessa, amando e donandosi ai fratelli, nei quali vedeva Gesù. Chiara non parlava quasi mai di Dio, ma viveva il Vangelo concretamente.
Così viveva nella continua e spontanea carità, nell’ascolto totale dell’altro, nell’amore del prossimo. E riguardo ai giovani diceva: “I giovani sono il futuro. Io non posso correre…vorrei passar loro la fiaccola come alle olimpiadi.
I GIOVANI HANNO UNA VITA SOLA E VALE LA PENA SPENDERLA BENE!”. A Gesù offriva tutta se stessa, soprattutto il suo dolore, durante la sua malattia: e questa è la cosa che più colpisce e che più fa interrogare e scuote le coscienze. Spesso nella sofferenza vediamo quasi una punizione e pensiamo che Dio si sia dimenticato di noi. Chiara invece proprio nella sofferenza si sente amata da Dio, e la offre tutta al Signore come segno del suo amore per Lui e come contributo alla Sua opera di Salvezza. Ne è un esempio questo episodio: nei primi mesi del 1989 il complesso musicale Gen Rosso venne a conoscenza dello stato di salute di Chiara e alcuni di loro decisero di recarsi all’ospedale a farle visita, restando poi sorpresi dalla sua serenità. Il gruppo del Gen Rosso si stava preparando per una tournèe in Ucraina: nel maggio 1990 Chiara offrirà tutte le sue sofferenze affinché fossero superate le difficoltà
di ingresso in Unione Sovietica. Quando Chiara soffriva in modo particolare offriva la sofferenza a Gesù per varie intenzioni: il Papa in viaggio, i giovani non credenti… La sofferenza acquista un senso se viene offerta a Gesù.
Un altro aspetto che colpisce di Chiara è il suo desiderio di cielo, e di riempire di atti di amore la valigia per il “Santo Viaggio”: lei è un esempio di come il Signore si riveli ai piccoli e soprattutto del fatto che tutti, in quanto battezzati, siamo chiamati alla santità. Chiara, con la sua determinazione nel vivere cristianamente, è un esempio di come la santità non sia fare gli eroi, ma semplicemente vivere all’altezza della nostra dignità di figli di Dio, anche quando ciò vuol dire andar controcorrente quando le cose di questo mondo questa dignità ce la vogliono togliere.
“UNA COSA MI PIACEREBBE ESSERE: UNA CRISTIANA VERA, AUTENTICA, DI QUELLE CHE VANNO FINO IN FONDO”.
Valentina e Simona


Ho 19 anni… quasi 20 per la precisione. Frequento il primo anno alla Facoltà di Giurisprudenza d’Impresa a Bari e ho dato i miei due primi esami superati con ottimi risultati, per mia gioia. Ne sto preparando un terzo… Sulla mia scrivania affollata da libri, fogli sparsi ed evidenziatori, qualche giorno fa ho riposto un libricino, che per le sue modeste dimensioni ha trovato spazio tra la folla. “Un raggio di luce”: riflessioni sulla spiritualità di Chiara Badano. L’ho aperto, l’ho letto, l’ho scrutato ed inevitabilmente ci ho riflettuto su.
Chiara Badano, in fondo, era una ragazza come me, come tante della mia età. La sua è una storia di amicizie, di delusioni scolastiche, forse di amori, sicuramente di sofferenze. Se potessi scandire la sua vita in una sonata sarebbe “l’Ave Maria” di Schubert, se potessi descriverla attraverso un aggettivo userei “grande” oltre che lucente, umile, coraggiosa, forte, bella…
Sì, Chiara era una ragazza come tante… ma con qualcosa in più: quel tassello mancante che l’ha resa “unica”, che ha dato un senso alla sua vita, il suo senso esistenziale era Gesù, il suo amico più fidato, la sua guida, la sua ossessione, il suo conforto… e ha continuato ad esserlo anche durante la malattia.
Soprattutto durante la malattia!
Talvolta ci si chiede perché la vita sia così caduca. Mi soffermo spesso, interrogandomi sul senso della vita, sul senso della morte, sul senso della fede, sul perché ragazzi, bambini, mamme, papà siano chiamati a colloquio dal Signore senza aver bruciato tutte le tappe della loro vita.
Perché Chiara non ha potuto assaporare i piaceri della vita?
Perché non ha potuto avere il tempo di sostenere i suoi esami all’Università?
Perché non ha potuto amare intensamente?
Avere una famiglia?
O forse chissà che la sua fede non l’avesse portata a prendere i voti…
Sì, credo che quella ragazza dovesse avere qualcosa di realmente speciale, accettando la malattia al punto da rifiutare le dovute cure, accettandola al punto da convincersi che quello fosse stato un dono, una speciale concessione fattale dal Signore.
Non so se Chiara potrà mai conoscere il mio pensiero, ad ogni modo sarò felice di riferirglielo un giorno o l’altro…
Fino a quel momento sarò contenta di avere accanto a me un terzo angelo custode.
Dorella Lacerenza


“Se lo vuoi tu Gesù, lo voglio anch’io”. Sono queste le parole che Chiara ripeteva sempre a sé stessa, in ogni circostanza, Chiara Badano era una ragazza normale, aveva molti amici, frequentava il liceo classico, viveva in una famiglia sana, due genitori che l’amavano che l’avevano desiderata per 11 anni che le avevano insegnato sin da piccola i principi e i valori propri di ogni uomo, le avevano insegnato a vivere nella fede di Gesù e a praticare questo amore nei confronti della religione cattolica. Proprio perché era un’adolescente, era difficile per una ragazzina di quell’età rinunciare alla televisione, alla moda, alle feste, infatti ella esordiva dicendo: “È difficile andare controcorrente!” Perché Chiara pronuncia questa frase? Perché ci fa capire come oggi il mondo sia impostato, sia radicato quasi su cose futili, cose superficiali, e per rincorrere queste cose si abbandona, si trascura la vera felicità, la vera gioia, che solo Gesù può dare all’uomo... oggi, domani e per sempre.
Sin da piccola, Chiara sembrava “illuminata” da Gesù e cominciava a “vederlo” dappertutto, nei più poveri, nei mendicanti, nei più bisognosi, insomma Chiara cercava di aiutare loro con tutte le sue forze, come se i loro dolori, le loro pene, fossero in realtà i suoi dolori, le sue sofferenze. A soli 17 anni fu colpita da un male incurabile, precisamente una osteosarcoma, il cui solo suono fa pensare a qualcosa di brutto e questa piccola parola fu l’inizio, per Chiara, di un calvario terminato a 18 anni.
Come ha vissuto Chiara questa malattia?
In un modo speciale, quasi assoluto, ha rifiutato ogni cura, ogni possibile medicinale per vivere quel dolore a cui Gesù l’aveva presentata. Chiara non aveva paura di soffrire, anzi accettava il dolore perché solo con la sofferenza si sarebbe avvicinata a Gesù.
Lo invocava in ogni momento, ogni attimo della sua giornata era dedicato alla preghiera, a quello che definiva il suo sposo. Alla sua mamma dichiarò di voler indossare un abito bianco, come due sposi unitisi nell’amore davanti a Dio, così anch’ella stava incontrando il suo sposo. Chiara ha vissuto il suo amore per Gesù tutti i giorni della sua vita, senza mai tradirlo o abbandonarlo. Ogni ostacolo che le si presentava, Chiara lo superava, anche con coraggio, grazie al suo amore per Gesù.
Questa ragazzina non aveva paura di soffrire. Infatti sapeva che morendo avrebbe incontrato il suo sposo, Gesù. Prima di morire disse alla mamma: “ciao mamma, sii felice perché io lo sono”. Quanto era coraggiosa Chiara! Quanto era forte! Ella non piangeva, invitava i suoi genitori a non farlo perché era felice.
Chiara è diventata “Santa” a soli 18 anni. Ella è un esempio per il mondo intero di come la vita sia breve e debba essere vissuta giorno dopo giorno rispettando e amando Dio.
Chiara rappresenta il coraggio, i valori e la tenacia che l’hanno condotta da Gesù e l’hanno aiutata a non cadere nelle tentazioni. Oggi come oggi, è difficile, anzi molto difficile trovare un ragazzo o una ragazza che non segua la moda, la tv, le firme, trascurando Dio, e basterebbe un “pizzico” di umiltà, di buon senso, per ritrovare Gesù e camminare con lui verso la felicità eterna.
Clara Diella

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